martedì 8 maggio 2012

ATTENZIONE E PERCEZIONE: DIVERSI PUNTI DI VISTA A CONFRONTO


TEC: HOMMEL
comune con la Treisman vari elementi perché si parla  di integrazione di elementi in una scena visiva.
Differenza: introduzione dell’aspetto percettivo e aspetto dell’azione.
Quando l’osservatore integra le caratteristiche di uno stimolo integra anche il suo ipotetico modo di agire con ciò che sta integrando.
Quindi viene introdotto il concetto di “event file”, un file temporaneo con una dimensione sia spaziale che temporale.
A supporto di questa unione tra percezione e azione c’è un dominio rappresentazionale comune sia per gli eventi percepiti sia per le azioni che si vogliono generare.
1)affordance
2)teoria premotoria dell’attenzione di Rizzolatti:  la situazione non richiede un sistema di controllo separato dal ciclo attenzione-percezione. Piuttosto l’attenzione selettiva deriva da un meccanismo di attivazione esogena/endogena  di mappe corticali spaziali nelle quali l’informazione spaziale è trasformata in movimento e come conseguenza c’è un incremento prontezza motoria e facilitazione di un processo di localizzazione dello stimolo verso cui il programma motorio è diretto. percepire lo stimolo è uguale a reagire allo stimolo. l’attenzione è un ciclo che include l’atto motorio, non c’è nulla di separato. Rivolgere l’attenzione altrove equivale a programmare un atto motorio.
3)la sincronizzazione: risposta in contemporanea per un certo arco temporale di popolazioni neuronali. L’idea che aree anche spazialmente distanti tra loro si attivino in contemporanea è una risoluzione del gap tra percepito e agito.

La caratteristicha principale di Hommel che lo distingue dalla Treisman è la componente motoria.
È modulare, vi sono moduli specializzati sia a livello motorio che sensoriale. Gli aspetti sia sensoriali che motori arrivano nel common coding sistem, che consiste in codici astratti, ovvero unità che mettono insieme a livello sia il motorio che il percepito.(modello teorico).
A livello astratto un codice che mette insieme percepito e movimento è la posizione. È il minimo comune denominatore tra qualcosa di sensoriale e il motorio. Riceve una certa informazione e programma una certa azione.
 “Event File”:l’evento si definisce in termini di intenzione del soggetto. La pianificazione dell’atto è parte integrante del concetto di evento. Quindi il concetto di evento include l’intenzionalità che lega insieme gli elementi. L’event file, è un file che ha in se gli elementi per fare un evento, ma è temporaneo.
La TEC lo spiega(stroop) : evento 1 “dire verde” evento 2 “dire rosso”; hanno in comune l’elemento “rosso” e spiega il rallentamento senza fare intervenire l’inibizione, perché l’inibizione attiva non esiste nella TEC.


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EDELMAN (+ TONONI)
1)talamo-corticale: insieme di neuro modulatori che proiettano alla corteccia che corrisponde al SISTEMA DEI VALORI; 2) anelli polisinaptici; insieme di feedback che includono i gangli della base, cervelletto e corteccia( coordinazione-azione); 3)sistema di rientro: coinvolge le fibre cortico-corticali in cui vi è il concetto dell’informazione che non è gerarchica ma orizzontale, distribuzione di informazione.
Si focalizzano sull’integrazione a livello neurale, vogliono trovare un substrato per questo e usano il concetto di rientro(partendo da V1 fino a V4 tutto il flusso dorsale e ventrale).
Il sistema dei valori serve al rinforzo, positivo e negativo. Però non c’è un’area sovraordinata ma introduce il concetto di ciclo ricorsivo e di coerenza (per spiegare la sincronizzazione): con il tempo alcune aree si sincronizzano maggiormente e la sincronizzazione prevede che aree anche distanti possano sincronizzarsi e questa è una prova contro il modello gerarchico.
Il concetto di entropia: sommatoria di tutte le singole entropie del sistema degli elementi che lo compongono.
Se ipotizziamo che gli elementi non sono totalmente indipendenti, il sistema assumerebbe meno stati. Da qui parte il concetto di integrazione di un sistema: l’integrazione di un sistema X sarà uguale all’entropia degli elementi indipendenti meno l’entropia degli elementi che non sono indipendenti.
Se l’integrazione è =0, allora l’entropia è massima, perciò l’integrazione sarà un indice di perdita di entropia del sistema.
l’integrazione può essere spiegata o per tutto il sistema oppure si può scomporlo in sottocomponenti. Attraverso l’informazione reciproca IR è possibile calcolare quanto l’entropia di un sottosistema è spiegata dall’entropia dell’altra. IR è indice di integrazione del sistema, ovvero quanto il sistema comunica con se stesso.
Altra cosa che si può calcolare è l’aggregato funzionale, che indica se all’interno del sistema X c’è un gruppo che comunica più con se stesso piuttosto che con il resto del sistema.
più l’informazione reciproca è alta meno aggregati funzionali ci saranno e viceversa.
Un aggregato funzionale =1 significa che comunica con se stesso come con il resto del sistema; se è maggiore di 1 allora comunica più con se stesso piuttosto che con il resto del sistema. L’aggregato funzionale non è scomponibile ed è un indice di differenziazione.
Complessità neurale, indice di quanto è complesso il sistema:Media di tutte le possibili informazioni reciproche di tutti i possibili sottoinsiemi che si possono creare nel sistema. Un sistema per essere complesso deve essere sia integrato che differenziato.



DI LOLLO ed ENNS
Secondo un punto di vista la sequenza di eventi è destinata ad essere unidirezionale e modulare, ovvero un flusso in cui gli attributi di uno stimolo si accumulano. Gli stati si susseguino in modo discreto trasferendo l’informazione da un modulo all’altro. L’influenza top-down è esercitata solo a livelli alti del sistema, dopo il risultato processi di basso livello →modularismo.
Secondo un altro punto di vista il processo non avviene per stati discreti ma per scambi iterativi tra livelli, sentieri ascendenti e discendenti agiscono sempre in parallelo per ridurre il rumore di fondo e verificare le ipotesi→ Concetto di rientro.
I centri visivi hanno delle connessioni rientranti in V1 e possono essere attivati da connessioni extrastriatali. V5 può attivare V1 senza che questo sia stato attivato prima.
Il cervello è orizzontale su tutti i livelli. Se ogni modulo fosse totalmente separato nessuno saprebbe nulla dell’altro. A livello alto avremmo solo il “globale” mentre a livelli bassi avremmo solo il “particolare” se i moduli non comunicassero  tra loro.
Le caratteristiche di un livello arrivano comunque a consapevolezza. Quindi il sistema non può essere totalmente sequenziale ma va visto come una rete: anche V1 contribuisce alla coscienza.
esperimento: object sobstitution masking.
Viene presentata una C di Landolt insieme ad una maschera (una specie di cornice) e il compito del sogg è quello di dire da che parte era l’apertura della C. è stato osservato che se venivano presentati insieme per 10ms, la C si vedeva, perché i 10ms sono sufficienti per far partire il processo di analisi del target che avrà fine dopo i 10ms di presentazione. 
Se invece presento target e maschera insieme per 10ms ma poi levo il target e faccio rimanere solo la maschera, non saprò più dove sta l’apertura della C e in questo caso l’effetto di mascheramento ha avuto luogo. Nella condizione di mascheramento c’è un ciclo di elaborazione che continua nel tempo e alla fine influisce sulla flebile traccia del target. Proprio per l’esistenza di questi cicli ricorsivi che servono a verificare un’ipotesi che si sta dando.
Il sistema viene confermato dalla maschera e non dal target.
È stato condotto un secondo esperimento in cui appariva una schermata per 10ms e si chiedeva al soggetto come era la C segnalata dal cerchietto. Dopo i 10ms restava solo il cerchietto che indicava il target. Questo esperimento è stato fatto per vedere se la presenza di distrattori influenzava la maschera. La risposta è si perché producono maggiore rumore di fondo. Più distrattori ci sono e più la prestazione peggiora.
































































ZEKI
Si parte dal fenomeno della Gestalt, attribuzione di movimento ad oggetti statici.
Effetto magni phi, sembra che le palline si muovono, mentre in un effetto simile sembra che ci sia un’ombra che passi sopra i cerchi luminosi.
Al contrario di Edelman che considera la coscienza un processo di integrazione su larga scala , Zeki ipotizza che la coscienza sia un fenomeno modulare.
La sua teoria è conosciuta anche come la teoria delle micro coscienza. L’effetto dell’ombra descritto sopra dimostra l’effetto di movimento svincolato dal concetto di forma.
Premesse teoriche:
1)il cervello è funzionalmente specializzato
2)tra i moduli individuati ce ne sono 2 su cui le evidenze convergono: il modulo del colore e del movimento, questo perché sono inquadrati dal punto di vista geografico.
3)per il modularismo esiste la doppia dissociazione: acinetopsia e acromatopsia sono per Zeki prove di micro coscienze.
Per Zeki tutti i moduli sono autosufficienti. Ciò che contribuisce alla coscienza è un modulo segregato che si occupa dall’implicito al consapevole. La differenza tra implicito e consapevole è il grado di attivazione di questo modulo.
Ogni modulo ha una serie di step e alla fine di questi si arriva alla coscienza del modulo, che si occupa di se stesso dall’implicito all’esplicito.
Esperimento: nella prima condizione viene mostrato ad un occhio per volta la stessa immagine (casa verde con sfondo rosso) in modo molto rapido. Nella seconda condizione viene mostrato in alternanza ad un occhio l’immagine della casa verde su sfondo rosso e nell’altro un’immagine con una casa rossa su sfondo verde, sempre in rapidissima successione. Nella seconda condizione avviene la sintesi additiva, in quanto i soggetti vedono un’immagine tutta gialla (sintesi tra le 2 immagini). Attraverso la fMRi è stato osservato che nella seconda condizione si attivano le stesse aree corrispondenti alla prima condizione, ma di meno ed è per questo che non arriva a coscienza.
Il primo criterio di Zeki è la segregazione topografica dei moduli. Il secondo criterio è la dimensione temporale, ovvero che ogni modulo ha tempi di reazione diversi.
Attraverso un esperimento Zeki arriva a concludere che il modulo del colore è elaborato più velocemente, poi abbiamo il modulo dell’orientamento e poi quello del movimento.
Il processo del binding (integrazione) è post-percettivo. Il processo di coscienza non richiede un processo ulteriore perché avviene nel medesimo modulo. Il binding non genera un processo consapevole ma mette insieme i processi consapevoli di moduli diversi.
La coscienza non implica l’integrazione.




                                   


1 commento:

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