TEC: HOMMEL
comune
con la Treisman vari elementi perché si parla di integrazione di elementi in una scena
visiva.
Differenza:
introduzione dell’aspetto percettivo e aspetto dell’azione.
Quando
l’osservatore integra le caratteristiche di uno stimolo integra anche il suo
ipotetico modo di agire con ciò che sta integrando.
Quindi
viene introdotto il concetto di “event
file”, un file temporaneo con una dimensione sia spaziale che temporale.
A
supporto di questa unione tra percezione e azione c’è un dominio
rappresentazionale comune sia per gli eventi percepiti sia per le azioni che si
vogliono generare.
1)affordance
2)teoria
premotoria dell’attenzione di Rizzolatti: la situazione non richiede un sistema di
controllo separato dal ciclo attenzione-percezione. Piuttosto l’attenzione
selettiva deriva da un meccanismo di attivazione esogena/endogena di mappe corticali spaziali nelle quali
l’informazione spaziale è trasformata in movimento e come conseguenza c’è un
incremento prontezza motoria e facilitazione di un processo di localizzazione
dello stimolo verso cui il programma motorio è diretto. percepire lo stimolo è
uguale a reagire allo stimolo. l’attenzione è un ciclo che include l’atto
motorio, non c’è nulla di separato. Rivolgere l’attenzione altrove equivale a
programmare un atto motorio.
3)la
sincronizzazione: risposta in contemporanea per un certo arco temporale di
popolazioni neuronali. L’idea che aree anche spazialmente distanti tra loro si
attivino in contemporanea è una risoluzione del gap tra percepito e agito.
La
caratteristicha principale di Hommel che lo distingue dalla Treisman è la
componente motoria.
È
modulare, vi sono moduli specializzati sia a livello motorio che sensoriale.
Gli aspetti sia sensoriali che motori arrivano nel common coding sistem, che
consiste in codici astratti, ovvero unità che mettono insieme a livello sia il
motorio che il percepito.(modello teorico).
A
livello astratto un codice che mette insieme percepito e movimento è la
posizione. È il minimo comune denominatore tra qualcosa di sensoriale e il
motorio. Riceve una certa informazione e programma una certa azione.
“Event
File”:l’evento si definisce in termini di intenzione del soggetto. La
pianificazione dell’atto è parte integrante del concetto di evento. Quindi il concetto
di evento include l’intenzionalità che lega insieme gli elementi. L’event file,
è un file che ha in se gli elementi per fare un evento, ma è temporaneo.
La
TEC lo spiega(stroop) : evento 1
“dire verde” evento 2 “dire rosso”; hanno in comune l’elemento “rosso” e spiega
il rallentamento senza fare intervenire l’inibizione, perché l’inibizione
attiva non esiste nella TEC.
.
EDELMAN (+ TONONI)
1)talamo-corticale: insieme di neuro
modulatori che proiettano alla corteccia che corrisponde al SISTEMA DEI VALORI;
2) anelli polisinaptici; insieme di
feedback che includono i gangli della base, cervelletto e corteccia(
coordinazione-azione); 3)sistema di
rientro: coinvolge le fibre cortico-corticali in cui vi è il concetto dell’informazione
che non è gerarchica ma orizzontale, distribuzione di informazione.
Si focalizzano
sull’integrazione a livello neurale, vogliono trovare un substrato per questo e
usano il concetto di rientro(partendo da V1 fino a V4 tutto il flusso dorsale e
ventrale).
Il sistema dei
valori serve al rinforzo, positivo e negativo. Però non c’è un’area
sovraordinata ma introduce il concetto di ciclo ricorsivo e di coerenza (per
spiegare la sincronizzazione): con il tempo alcune aree si sincronizzano
maggiormente e la sincronizzazione prevede che aree anche distanti possano
sincronizzarsi e questa è una prova contro il modello gerarchico.
Il concetto di entropia: sommatoria di
tutte le singole entropie del sistema degli elementi che lo compongono.
Se ipotizziamo
che gli elementi non sono totalmente indipendenti, il sistema assumerebbe meno
stati. Da qui parte il concetto di integrazione
di un sistema: l’integrazione di un sistema X sarà uguale all’entropia
degli elementi indipendenti meno l’entropia degli elementi che non sono
indipendenti.
Se
l’integrazione è =0, allora l’entropia è massima, perciò l’integrazione sarà un
indice
di perdita di entropia del sistema.
l’integrazione può essere spiegata o per tutto il sistema oppure si può scomporlo in sottocomponenti. Attraverso l’informazione reciproca IR è possibile calcolare quanto l’entropia di un sottosistema è spiegata dall’entropia dell’altra. IR è indice di integrazione del sistema, ovvero quanto il sistema comunica con se stesso.
l’integrazione può essere spiegata o per tutto il sistema oppure si può scomporlo in sottocomponenti. Attraverso l’informazione reciproca IR è possibile calcolare quanto l’entropia di un sottosistema è spiegata dall’entropia dell’altra. IR è indice di integrazione del sistema, ovvero quanto il sistema comunica con se stesso.
Altra cosa che
si può calcolare è l’aggregato
funzionale, che indica se all’interno del sistema X c’è un gruppo che
comunica più con se stesso piuttosto che con il resto del sistema.
più
l’informazione reciproca è alta meno aggregati funzionali ci saranno e
viceversa.
Un aggregato
funzionale =1 significa che comunica con se stesso come con il resto del
sistema; se è maggiore di 1 allora comunica più con se stesso piuttosto che con
il resto del sistema. L’aggregato funzionale non è scomponibile ed è un indice
di differenziazione.
Complessità neurale, indice di
quanto è complesso il sistema:Media di tutte le possibili informazioni
reciproche di tutti i possibili sottoinsiemi che si possono creare nel sistema.
Un sistema per essere complesso deve essere sia integrato che differenziato.
Secondo un
punto di vista la sequenza di eventi è destinata ad essere unidirezionale e
modulare, ovvero un flusso in cui gli attributi di uno stimolo si accumulano.
Gli stati si susseguino in modo discreto trasferendo l’informazione da un
modulo all’altro. L’influenza top-down è esercitata solo a livelli alti del
sistema, dopo il risultato processi di basso livello →modularismo.
Secondo un
altro punto di vista il processo non avviene per stati discreti ma per scambi
iterativi tra livelli, sentieri ascendenti e discendenti agiscono sempre in
parallelo per ridurre il rumore di fondo e verificare le ipotesi→ Concetto di
rientro.
I centri visivi
hanno delle connessioni rientranti in V1 e possono essere attivati da
connessioni extrastriatali. V5 può attivare V1 senza che questo sia stato
attivato prima.
Il cervello è
orizzontale su tutti i livelli. Se ogni modulo fosse totalmente separato
nessuno saprebbe nulla dell’altro. A livello alto avremmo solo il “globale”
mentre a livelli bassi avremmo solo il “particolare” se i moduli non
comunicassero tra loro.
Le
caratteristiche di un livello arrivano comunque a consapevolezza. Quindi il
sistema non può essere totalmente sequenziale ma va visto come una rete: anche
V1 contribuisce alla coscienza.
esperimento: object sobstitution masking.
Viene
presentata una C di Landolt insieme ad una maschera (una specie di cornice) e
il compito del sogg è quello di dire da che parte era l’apertura della C. è
stato osservato che se venivano presentati insieme per 10ms, la C si vedeva,
perché i 10ms sono sufficienti per far partire il processo di analisi del
target che avrà fine dopo i 10ms di presentazione.
Se invece
presento target e maschera insieme per 10ms ma poi levo il target e faccio
rimanere solo la maschera, non saprò più dove sta l’apertura della C e in
questo caso l’effetto di mascheramento ha avuto luogo. Nella condizione di
mascheramento c’è un ciclo di elaborazione che continua nel tempo e alla fine
influisce sulla flebile traccia del target. Proprio per l’esistenza di questi
cicli ricorsivi che servono a verificare un’ipotesi che si sta dando.
Il sistema
viene confermato dalla maschera e non dal target.
È stato
condotto un secondo esperimento in cui appariva una schermata per 10ms e si
chiedeva al soggetto come era la C segnalata dal cerchietto. Dopo i 10ms
restava solo il cerchietto che indicava il target. Questo esperimento è stato
fatto per vedere se la presenza di distrattori influenzava la maschera. La
risposta è si perché producono maggiore rumore di fondo. Più distrattori ci
sono e più la prestazione peggiora.
ZEKI
Si parte dal
fenomeno della Gestalt, attribuzione di movimento ad oggetti statici.
Effetto magni phi,
sembra che le palline si muovono, mentre in un effetto simile sembra che ci sia
un’ombra che passi sopra i cerchi luminosi.
Al contrario di
Edelman che considera la coscienza un processo di integrazione su larga scala ,
Zeki ipotizza che la coscienza sia un fenomeno modulare.
La sua teoria è
conosciuta anche come la teoria delle micro coscienza. L’effetto dell’ombra
descritto sopra dimostra l’effetto di movimento svincolato dal concetto di
forma.
Premesse teoriche:
1)il cervello è
funzionalmente specializzato
2)tra i moduli
individuati ce ne sono 2 su cui le evidenze convergono: il modulo del colore e
del movimento, questo perché sono inquadrati dal punto di vista geografico.
3)per il
modularismo esiste la doppia dissociazione: acinetopsia e acromatopsia sono per
Zeki prove di micro coscienze.
Per Zeki tutti
i moduli sono autosufficienti. Ciò che contribuisce alla coscienza è un modulo
segregato che si occupa dall’implicito al consapevole. La differenza tra
implicito e consapevole è il grado di attivazione di questo modulo.
Ogni modulo ha
una serie di step e alla fine di questi si arriva alla coscienza del modulo,
che si occupa di se stesso dall’implicito all’esplicito.
Esperimento: nella prima condizione viene mostrato ad
un occhio per volta la stessa immagine (casa verde con sfondo rosso) in modo
molto rapido. Nella seconda condizione viene mostrato in alternanza ad un
occhio l’immagine della casa verde su sfondo rosso e nell’altro un’immagine con
una casa rossa su sfondo verde, sempre in rapidissima successione. Nella
seconda condizione avviene la sintesi additiva, in quanto i soggetti vedono
un’immagine tutta gialla (sintesi tra le 2 immagini). Attraverso la fMRi è
stato osservato che nella seconda condizione si attivano le stesse aree
corrispondenti alla prima condizione, ma di meno ed è per questo che non arriva
a coscienza.
Il primo criterio di Zeki è la segregazione
topografica dei moduli. Il secondo criterio è la dimensione temporale, ovvero
che ogni modulo ha tempi di reazione diversi.
Attraverso un esperimento Zeki arriva a concludere che
il modulo del colore è elaborato più velocemente, poi abbiamo il modulo
dell’orientamento e poi quello del movimento.
Il processo del binding (integrazione) è
post-percettivo. Il processo di coscienza non richiede un processo ulteriore
perché avviene nel medesimo modulo. Il binding non genera un processo
consapevole ma mette insieme i processi consapevoli di moduli diversi.
La coscienza non implica l’integrazione.
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