domenica 6 maggio 2012

SEI PAZZO?? E' COLPA DEI TUOI GENITORI :-)


Quante volte abbiamo sentito una frase del genere?
Chiunque nella propria vita penso che abbia visto accusare la propria madre o i propri genitori di qualche sciocchezza commessa o di qualche comportamento non del tutto normale. Tanto tale convinzione è rientrata nel nostro linguaggio comune, fino a diventare un vero e proprio "luogo comune".
Niente di più sbagliato: nel campo della malattia mentale (così come in qualunque altro tipo di malattia) non è uno solo ma sono tanti i fattori di rischio che insieme fanno sì che l'individuo possa sfociare in un quadro psicopatologico: eventi di vita particolarmente stressanti (non solo dell'infanzia), fattori biologici, in particolar modo fattori GENETICI: è risaputo che la predisposizione genetica ad una particolare psicopatologia ne MOLTIPLICA il rischio di insorgenza di una malattia (anche se non è ancora stata scoperta una relazione precisa tra un gene ed una particolare psicopatologia).
Detto ciò, mi spiace doverlo dire ma se sei pazzo un minimo i tuoi genitori c'entrano :-)
Una recente "Review" ha fatto una sistesi di diversi studi longitudinali che mostrano una relazione tra esperienze di abusi o di una "non sana" relazione con i genitori e lo sviluppo psicopatologico
NON SONO LE SOLITE CHIACCHIERE, vi sono basi scientifiche a sostegno:
1) Il cervello dei bambini è maggiormente plastico
2) L'interazione genotipo/ambiente
3) L'impatto patoplastico che un'esperienza stressante o lo stress cronico può esercitare sul nostro    cervello
Per quanto riguarda il punto 1) il cervello dei bambini, proprio essendo in fase di sviluppo è in un certo senso "più aperto a nuove esperienze"
E' infatti risaputo che in età prepuberale si apprende meglio una lingua, a suonare uno strumento etc...
Allo stesso modo si cristallizzeranno più facilmente nella sua mente concezioni negative su di sè e sul mondo esterno e tutto ciò è veicolato (certo, anche dalla scuola e dagli ambienti che il bambino frequenta), soprattutto dai GENITORI, le prime figure con cui il bambino stabilisce una relazione e con cui trascorre la maggior parte del tempo.
Occorre perciò rispondere in modo congruo alle richieste e i bisogni del bambino.
 In caso contrario lo sviluppo di una concezione del sè e del mondo negativa potrebbe far sì che si cristallizzi una concezione sè negativa e incapace (depressione) o che si cerchi rifugio in un mondo parallelo, al di fuori della realtà (psicosi)...ovviamente i fattori di rischio non si fermano a queste due patologie, ma si estendono ai diversi quadri psicopatologici.
Riguardo il punto 2) è risaputo che i così detti "life events" stressanti possono far sì che il gene venga espresso, si attivi e quindi si incrementa ancora di più il rischio. Quindi vivere life events negative in presenza di una predisposizione genetica all'esordio psicopatologico (ad es altri casi tra i parenti di primo grado) è come "gettare benzina sul fuoco".
E' risaputo inoltre dalle neuroscienze che lo stress ha profondi effetti a livello cerebrale: l'eccessiva produzione di cortisolo (ormone dello stress), infatti può distruggere le cellule dell'ippocampo (struttura del cervello implicata nella memoria) dando così origine ai cosiddetti fenomeni di "dissociazione da trauma" (non ricordando l'evento in sè, e quindi non essendone consapevole, il comportamento può esserne influenzato fino a sfociare in veri e propri quadri psicopatologici). Inoltre lo stress cronico è risaputo che può influenzare le connessioni tra strutture corticali e sottocorticali (per la precisione corteccia prefrontale, implicata nel giudizio e nella razionalità e amigdala, implicata nelle emozioni). Di conseguenza, essendo compromessa la connessione tra "ragione ed emozione" vi sarebbe dissociazione tra esse, la risposta emotiva non sarebbe controbilanciata dalla ragione.
 In sintesi è compromessa l'abilità di regolazione emotiva (quadro comune alla maggior parte delle psicopatologie).
Tutto ciò, considerato che stiamo parlando di un bambino il cui cervello, come abbiamo detto prima, è maggiormente sensibile ai cambiamenti possiamo immaginare quanto brutte esperienze possano davvero lasciare il segno.

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